Docete numero 20 – Maggio – Giugno 2020

4 Giugno 2020

#vogliamofarescuola

Editoriale di Virginia Kaladich
Presidente Fidae

 

Per la scuola, dopo l’emergenza Covid-19, non possiamo utilizzare il verbo ripartire, ma quello di continuare perché la scuola, lavorando con una modalità nuova, non si è fermata! E in questa situazione, appare con grande chiarezza che non possiamo continuare a fare scuola da soli.

per guardare avanti insieme bisogna sapersi ascoltare, dialogare e saper individuare strade da percorrere in sinergia con i genitori, i docenti, gli studenti, le istituzioni…

per questo, la FIDAE ha lanciato la campagna #vogliamofarescuola, un’iniziativa per approfondimenti e proposte su contenuti, spazi e tempi, con il supporto di massimi esperti nell’ambito antropologico cristiano, pedagogico, didattico, economico, urbanistico e sanitario. Tutto, per garantire, in una situazione nuova, il benessere delle bambine, dei bambini, dei ragazzi, dei giovani, di cui continueremo a prenderci cura.

L’iniziativa coinvolge anche genitori, docenti, personale amministrativo, tutti coloro che, anche in fase di emergenza, hanno permesso alla trasmissione del sapere di andare avanti e tutti quelli che hanno tenuto vivo il futuro del nostro paese.

La campagna ha trovato già tante manifestazioni di interesse da parte di Scuole, Istituzioni, Associazioni, Enti, fondazioni, Im- prese.

Tutti insieme per sostenere il sistema pubblico scolastico: sta- tale e paritario, perché la posta in gioco è grandissima: il futuro delle nuove generazioni.

https://www.fidae.it/vogliamofarescuola/

 

Duc in altum!

Virginia Kaladich
Presidente Fidae


L’eredità del Covid-19

Editoriale di Gianni Epifani
Direttore Responsabile

 

Chiudiamo l’ultimo numero dell’anno scolastico di Docete ancora sotto gli effetti dell’emergenza, con un comprensibile disorientamento, anche un po’ di paura in qualche caso, ma non senza speranze e insegnamenti.

L’epidemia ci ha costretto, ex abrupto, a fare i conti con le difficoltà della didattica a distanza, a confrontarci, forse davvero per la prima volta, con le competenze e le abilità, di cui da anni si parla, ma che si è sempre fatto fatica a sostituire ai cari vecchi pro- grammi. Ci ha catapultati in una nuova dimensione di insegna- mento/apprendimento, che probabilmente diverrà, anche se in parte, una modalità usuale di fare scuola. Ci ha privati dell’insostituibile calore dei contatti fisici. Ma cosa ci lascia questa esperienza? Cosa ci ha insegnato?

Condivido una mia personale lista di cose che stanno in questa eredità e che sintetizzo in tre parole chiave: resilienza, innovazione, solidarietà. Inizio dalla prima, resilienza, cioè capacità di affrontare e superare eventi drammatici. La scuola ha retto l’urto e superato la prova.

Quanto all’innovazione, stavolta, volenti o nolenti, tutti hanno dovuto rinnovarsi, nei metodi, nelle strumentazioni, nella abitudini. non c’è stato dato il tempo per pensare, pianificare, digerire, tutte cose che avrebbero richiesto ancora molti anni di discussioni, riflessioni, dibattiti. Il processo ormai è davvero avviato.

Ultima, ma non ultima, la solidarietà; è vero che la pandemia ci ha reso tutti più buoni? Un po’ sì, tra colleghi. I docenti hanno saputo fare squadra, tra loro e con le famiglie. Si è visto l’aiuto reciproco, la comprensione per le difficoltà altrui, la disponibilità a collaborare.

«Malum quidem nullum esse sine aliquo bono».

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