Un nuovo modello di scuola
Editoriale di Virginia Kaladich
Presidente Fidae
Abbiamo una nuova squadra di governo impegnata a gestire la terza ondata della diffusione del covid-19, con le sue varianti, e a progettare il dopo pandemia, anche per la scuola. auguriamo buon lavoro al neo-nominato Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, ma anche al nuovo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e ai sottosegretari, barbara Floridia e Rossano Sasso.
Il coordinamento agorà della parità (AGeSc – CDO opere educative – CNOS scuola – CIOFS scuola – FAES – FIDAE – FISM – Fondazione Gesuiti Educazione) ha già collaborato con bianchi nei mesi scorsi quando, chiamato a presiedere il gruppo di esperti per la riapertura delle scuole, si è fatto apprezzare per la professionalità e l’impegno.
La FIDAE è disponibile a collaborare ancora, affinché il sistema di istruzione italiano, nel segno della vera parità, possa rinnovarsi e innovarsi, nella consapevolezza che investire nella scuola significa investire nella ripresa e nello sviluppo del nostro Paese.
Il coronavirus ha cambiato le nostre vite e ha imposto serie riflessioni anche in questo ambito; dobbiamo cambiare modello, come ci invita a fare Papa Francesco, affinché l’educazione sia integrale e inclusiva, capace di ascolto paziente e di dialogo costruttivo, di trasformare gli studenti e farli diventare protagonisti diretti e costruttori del bene comune e della pace.
Il Recovery Plan può essere una grande occasione anche per questo fine, nel rispetto del diritto primario della famiglia a educare e a scegliere l’educazione dei propri figli.
Duc in altum!
La valutazione bocciata
Editoriale di Gianni Epifani
Direttore Responsabile
Si avvicina la conclusione dell’anno scolastico. Un altro anno difficile e sicuramente irrituale, contrassegnato da periodi di didattica a distanza, dalle difficoltà di scuole e famiglie e dalle correlate, immancabili polemiche, preoccupazioni e riflessioni sulla situazione e sulle sue implicazioni. E, come già accaduto lo scorso anno, ancora una volta si pone il problema delle valutazioni finali degli apprendimenti e della possibilità di non ammettere gli studenti alle classe successiva, se ne ricorrono i presupposti.
alcuni presidi hanno già manifestato l’orientamento di voler evitare bocciature, nel timore di ricevere valanghe di ricorsi. già normalmente gli esiti scolastici sono oggetto di contenziosi tra scuole e famiglie, che li contestano se negativi. La giurisprudenza, pur chiarendo che non è compito dei giudici entrare nel merito delle valutazioni, si sofferma invece sui vizi dell’iter di valutazione che deve svolgersi in modo coerente con le norme di riferimento (che sono quelle sulla valutazione degli apprendimenti e quelle, più generali, del procedimento amministrativo, tra cui rientra quello valutativo).
nella maggior parte dei casi, i dati ci dicono che le scuole soccombono in sede giudiziaria per errori (vizi) formali nella procedura. figuriamoci cosa può accedere se la valutazione è conseguente a pratiche didattiche e metodologiche (la DaD per la precisione) non cristallizzate in una norma, non padroneggiate bene dai docenti, né verificabili in termini di trasparenza e di affidabilità.
Preoccupazione condivisibile, finché però si continua a intendere la valutazione come un giudizio sulle conoscenze acquisite.
forse è arrivato il momento di cambiare paradigma. che non sia la difficoltà, ancora una volta, a portarci un’innovazione?!