La pace nasce sui banchi di scuola
Editoriale di Virginia Kaladich
Presidente Fidae
Nell’ultimo editoriale evidenziavo tanti segni di speranza; oggi, ancor più, desidero continuare ad avere uno sguardo fiducioso nonostante questi venti di guerra, che accorciano sempre più la distanza dal popolo ucraino. La speranza non delude (cfr Rm 5,1-5)!
Le scuole cattoliche hanno dato piena disponibilità, secondo le loro effettive e concrete possibilità, ad accogliere gli studenti ucraini che fuggono in questi giorni dalla loro terra martoriata. L’accoglienza e la solidarietà sono due principi alla base della FIDAE e della Scuola Cattolica più in generale, e non è un caso che in questi anni, grazie al progetto #vogliamofarescuola, abbiamo stretto diversi partenariati con studenti stranieri e in particolare con alcuni ragazzi provenienti da Chernobyl, che sono stati ospitati nelle nostre scuole. Continuiamo dunque nella nostra mission, consapevoli che oggi è necessario uno sforzo in più per cercare di alleviare le sofferenze di chi sta andando via dal proprio Paese.
Siamo convinti che la pace nasce dai banchi di scuola, da quello che insegniamo ai nostri bambini e ai nostri ragazzi che un giorno saranno i cittadini del mondo. Per questo riteniamo che possano essere davvero d’aiuto i webinar che abbiamo organizzato a partire dal Vademucum proposto dalla Congregazione Vaticana per l’Educazione Cattolica in relazione alle piste riflessive per la costruzione del “Patto Educativo globale”: centralità della persona, ascolto delle giovani generazioni, promozione della donna, responsabilizzazione della famiglia, apertura all’accoglienza, rinnovamento dell’economia e la politica.
L’augurio è che sappiamo veramente prenderci cura della casa comune e di chi l’abita e sarà veramente Pasqua!
Duc in altum!
La fortuna di non dover scegliere
Editoriale di Gianni Epifani
Direttore Responsabile
Ogni tragedia è anche un’opportunità. Difficile trovarne una nell’atrocità e nella follia della guerra in corso, ma forse, almeno sul piano delle riflessioni, questo conflitto qualcosa può insegnarci e, in modo particolare, può insegnare ai nostri bambini e ragazzi che in questo periodo, a scuola, stanno incontrando i loro coetanei fuggiti dall’Ucraina.
Dovranno, perciò, mettere in campo i valori dell’accoglienza, della solidarietà e dell’inclusione sui cui tanto ci siamo spesi, affinché ne imparassero la centralità. Avranno una palestra di Educazione Civica in cui allenarsi e mostrare quello che hanno appreso durante la loro formazione. ma avranno anche un’occasione per capire cosa significa avere tutto, perfino il superfluo.
Lo Zeit Magazin, rivista tedesca, ha intervistato i profughi arrivati in Germania, chiedendo loro cosa avessero portato con loro durante la fuga dalle proprie case, dal proprio Paese.
Fuggire, a piedi o con mezzi di fortuna, partire in tutta fretta, consapevoli di dover fare tanta strada tra le incertezze e di potere avere bisogno di tante cose, a volte essenziali, obbliga a scegliere cosa prendere. Ma oltre alle coperte e alle medicine, hanno trovato posto nei loro zaini anche oggetti dal valore affettivo: una foto, un peluche , le scarpe da danza.
Se dovessimo farlo noi, a cosa non rinunceremmo? Una cosa, una sola da salvare, perché di più non si può. Proviamo a fare questo esercizio per capire cosa si provi e, soprattutto, quanto siamo fortunati per non averlo dovuto fare davvero.