“Istruzione e formazione per la cultura del multilateralismo”, da U&C N° 10 – Novembre Dicembre 2021

4 Gennaio 2022

Articolo estratto da Unificazione & Certificazione n.10 – Novembre Dicembre 2021

Mentre viaggio sul treno che mi porta a Roma mi colpisce la divisione che c’è tra chi ha in mano un bel libro di carta, sempre più raro, e chi invece ha la testa china e il viso che si colora di azzurro, segno immancabile dell’interazione attraverso un cellulare, un pc o un tablet. La conoscenza e le sue modalità di trasmissione hanno compiuto salti da gigante, penso, ma oggi un ragazzo è in  rado di guardare il paesaggio dal finestrino e nello stesso tempo controllare le notizie brevi negli schermi sopra il corridoio, gestire più chat contemporaneamente mentre ascolta la sua musica preferita e legge alcuni articoli sul cellulare?
La quantità di informazioni che si possono acquisire anche in un solo viaggio in treno è incredibile, e la prima risposta alla mia domanda è che un ragazzo, oggi, ha sicuramente la capacità di  saltare da un mezzo all’altro, di percorrere a zigzag un testo, di ascoltare un pezzo o leggere alcune brevi news ma questo non significa che avrà davvero appreso qualcosa, avrà conosciuto, avrà – in fin dei conti – imparato.
Come persona di scuola e come responsabile della FIDAE (Federazione delle scuole cattoliche italiane dalla primaria alla Secondaria di II grado), credo sia fondamentale partire dal primo compito che viene richiesto oggi a un educatore, e cioè quello di orientare, porre – quindi – i nostri studenti nelle condizioni di poter effettuare delle scelte personali per il proprio progetto di vita.
Ecco perché diventa imprescindibile ascoltare e capire chi ci troviamo davanti: caratteristiche, attitudini, interessi, punti deboli, conoscenze e competenze acquisite. Si tratta di un percorso di conoscenza che non deve mai terminare e che l’individuo deve imparare a fare su sé stesso affinché sia capace di adattarsi in un mondo in continua trasformazione, in un viaggio ideale che lo porterà ad affrontare le sfide del mondo del lavoro dove orientamento e formazione dovranno essere continue.
Il Consiglio Nazionale FIDAE di agosto – che plasma il nuovo anno scolastico – ha rilanciato le “3P”, e cioè Prendersi cura, Progettare il futuro insieme e Patto globale, come linee guida per rispondere con competenza alle difficoltà di un momento storico, in cui si intravede la luce in fondo al tunnel della pandemia, anche grazie ai vaccini, ma permane ancora uno stato di emergenza e straordinarietà che condiziona il nostro operare. La pressione delle continue decisioni da prendere, l’impossibilità di immaginare una direzione certa verso cui tendere, portano a vivere in uno stato di ansia che talvolta può trasformarsi in difficoltà di agire. La sensazione che i nostri ragazzi possono avere è quella di “disorientamento”, un fattore che acuisce il senso di solitudine o di non essere all’altezza.
Il “Prendersi cura” affonda le sue radici nell’orientamento, che aiuta le persone a sviluppare la propria identità e a prendere decisioni sulla propria vita personale e professionale, ecco perché bisogna far sviluppare una grande capacità di adattamento e dei percorsi di apprendimento più flessibili, che avvengono in contesti formali (come appunto la scuola) ma anche informali (organizzati dalla scuola ma che avvengono in altri luoghi). Un altro passaggio fondamentale è capire che non sempre è utile scomporre per comprendere e gestire i fenomeni che emergono dalla complessità, per esempio l’acqua spegne il fuoco ma se scompongo l’acqua nei suoi elementi scopro che l’ossigeno alimenta il fuoco e l’idrogeno è infiammabile. Dunque questa scoperta non spiega il perché l’acqua spegne il fuoco e ci dice che una visione olistica, che prenda in considerazione la persona nel suo insieme, è l’unica in grado di darci una direzione. Si tratta di una modalità che presuppone disponibilità di tempo, inteso come disponibilità all’ascolto, alle relazioni, alla ricerca della soluzione migliore. Disponibilità all’ascolto attivo che ci ponga con attenzione nei confronti dell’altro senza formulare giudizi. Il saper cogliere quanto l’altro ci riferisce sia in modo esplicito che implicito, sia a livello verbale che non verbale. Un ascolto che diventi accoglienza. Disponibilità a costruire relazioni positive che facciano respirare fiducia e sostegno reciproco, che ci permettano di vivere in sinergia con gli altri, che creino squadra, perché da soli non possiamo andare da nessuna parte e il confronto è sempre un momento di arricchimento. Una relazione che diventi accoglienza. Disponibilità ad individuare soluzioni rapide e condivise, perché sappiamo che in una situazione emergenziale, come quella in cui ci troviamo, abbiamo bisogno di tempestività e sicurezza. Un’accoglienza che diventi attenzione.
Per questo crediamo che “Progettare il futuro” significhi progettarlo insieme, facendo rete e replicando quello che è un sistema vivente fatto di cellule in pieno raccordo tra loro che riescono a superare anche i momenti di crisi. In questo contesto è chiaro che la scuola ha un ruolo primario che però deve entrare in connessione con tutte le realtà territoriali come le istituzioni, le parrocchie, i centri sportivi.
Affrontare la complessità significa uscire fuori, arrivare nelle periferie esistenziali – come le chiama Papa Francesco – cercando di includere tutti. Ecco perché quest’anno vogliamo rilanciare il “Patto globale” per l’educazione, un patto per generare un cambiamento su scala planetaria, affinché l’educazione sia creatrice di fraternità, pace e giustizia. Un’esigenza ancora più urgente in questo tempo segnato dalla pandemia perché siamo sempre consapevoli, come ci ha esortato Papa Francesco lo scorso 31 maggio, che “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.

Virginia Kaladich
Presidente FIDAE

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