STANDARD – Il magazine di UNI per un mondo fatto bene 4/2023

15 Luglio 2023

Articolo di Virginia Kaladich, Rubrica “Storie di persone”.

Valorizzare per fare crescere

“Si può fare bene il proprio dovere anche mettendo i francobolli in canonica” mi diceva il mio parroco, e questo piccolo grande insegnamento è stato il faro che ha guidato il mio impegno per la Chiesa e per l’insegnamento, che vivo ogni giorno come una chiamata e una missione. In questa prospettiva credo nell’importanza di fare rete, perché ognuno di noi ha i suoi carismi e può metterli al servizio dell’altro, sapendo così di concorrere al bene comune.

La mia terra di origine è la Campania, ho 64 anni e sono la Presidente nazionale della FIDAE, la Federazione che dal 1945 riunisce le scuole cattoliche primarie e secondarie riconosciute dal Vaticano e dalla CEI. La mia passione è accompagnare i ragazzi nella crescita, che attualizzo nel dirigere l’Istituto paritario Sabinianum a Monselice (PD). Fin da ragazza ho sentito la vocazione a fare qualcosa per gli altri, rimanendo fedele al messaggio evangelico. All’età di 20 anni ebbi il mio primo incarico, come responsabile dell’Azione Cattolica della comunità di San Marco a Castellammare di Stabia (NA) ma, nello stesso tempo, capii quanto si potesse stare al servizio degli altri anche nel nascondimento, nel portare a compimento un incarico meno “appariscente”.

Questo insegnamento, che è stato fondamentale nella mia vita, lo devo al mio parroco di allora che mi ricordava come si potesse fare bene il proprio dovere anche con gli incarichi più umili. La passione per l’insegnamento è nata quasi subito, ho cominciato insegnando in istituti campani e nel frattempo ho proseguito il mio percorso di discernimento vocazionale, con l’aiuto di Padre Bruno Marin che allora era l’Abate del Monastero di Praglia (PD). Fu così che le mie trasferte a Padova si intensificarono e in una di queste conobbi il vescovo Antonio Mattiazzo, che riuscì ad avviare concretamente un’intuizione del suo predecessore, quella cioè di istituire un gruppo vero e proprio di sorelle al servizio della diocesi di Padova: le Collaboratrici apostoliche diocesane. È stato lui a chiamarmi a dirigere l’istituto Sacro Cuore di Monselice a seguito delle mie promesse di povertà, obbedienza e castità. Dopo alcuni anni in FIDAE, come delegata per Padova e poi come Presidente per la Regione Veneto, nel 2015, in occasione del 70° della Federazione, sono stata eletta Presidente nazionale su un programma intitolato “Radicati nel passato, protesi verso il futuro per una scuola cattolica libera e aperta a tutti” perché fin dall’inizio volevo mettere al centro i principi che ancora oggi ritengo fondamentali affinché le scuole paritarie cattoliche crescano e ricevano il giusto riconoscimento per quello che hanno fatto e per quello che sono in grado di fare per il bene di tutto il sistema scolastico nazionale.

Oggi sono al terzo mandato come Presidente nazionale e cerco di svolgere questo incarico come una missione, un servizio per la Chiesa e per il nostro Paese con una consapevolezza che negli anni è maturata sempre di più: quella che per far davvero crescere i nostri ragazzi bisogna valorizzarli per le loro capacità, bisogna tirare fuori da ognuno quello che hanno ricevuto come dono, come carisma, per far loro trovare il proprio posto nel mondo, accompagnandoli sempre con una presenza che sia prima di tutto una testimonianza. Ecco perché la FIDAE è in campo per migliorare ogni aspetto della vita scolastica, e in questo percorso è stato fondamentale l’incontro con l’UNI, con il quale è iniziata una collaborazione preziosa nel 2018, quando abbiamo lavorato – insieme all’ISRE e al MOIGE – alla Prassi di Riferimento UNI/PdR 42:2018 “Prevenzione e contrasto del bullismo – Linee guida per il sistema di gestione per la scuola e le organizzazioni rivolte ad utenti minorenni”. La normazione è stata davvero una bella scoperta perché rende universali e applicabili a qualsiasi contesto scolastico criteri che vengono individuati e studiati fin nei minimi dettagli, con l’idea di fondo che, definendo alcuni standard riconosciuti, si possono creare dei modelli validi per ogni scuola di ordine e grado, italiana o estera. Possiamo davvero dire che la normazione è, e potrà essere ancora di più in futuro, uno dei pilastri sui quali poggia la collaborazione tra enti di diversa natura che saldano i loro rapporti creando una rete sempre più solida e universale. Gli anni della pandemia lo hanno dimostrato ampiamente: da soli non si va da nessuna parte, come ci ha ripetuto spesso Papa Francesco, ecco perché anche la Prassi di Riferimento UNI/PdR 89:2020 “Linee guida per il sistema di gestione della didattica a distanza e mista nelle scuole di ogni ordine e grado” è stata un ulteriore passo avanti verso la saldatura di questa rete, in un momento emergenziale in cui c’era il rischio concreto che ognuno cercasse di salvarsi da solo. Oggi credo che la normazione possa dare ancora molto, soprattutto in termini di standardizzazione e, perché no, anche di semplificazione, considerando ch el’Italia è uno dei Paesi al mondo con più leggi, se ne stimano 160mila (di cui 71 mila a livello centrale e il resto a livello regionale e locale) contro le 55mila della Germania, ad esempio. Abbiamo bisogno di muoverci agevolmente, perché non possiamo rischiare di cadere anche noi docenti nel mare magnum degli adempimenti burocratici, perché è questa purtroppo la tendenza, per poi lasciare le briciole del nostro tempo, ma direi anche delle nostre forze, a quello che è il cuore del fare scuola e cioè stare con i ragazzi.


L'ARTICOLO IN PDF VERSIONE SFOGLIABILE ONLINE