A cura della redazione di Docete
“I decreti di recente emanazione da parte del MIUR e il dibattito che ne è conseguito invitano a qualche riflessione sul tema della valutazione quando il sistema didattico adottato preveda, come in questi giorni di emergenza, modalità on line”.
Sono queste le parole con cui inizia la chiacchierata con il professor Pier Cesare Rivoltella, Full Professor in Education Technology presso l’Università Cattolica di Milano e Presidente del CREMIT, il Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia del medesimo Ateneo.
Il punto di partenza non può che essere il riferimento alle note ministeriali, quella dell’8 marzo e la successiva del 17. Rivoltella si sofferma su alcuni passaggi delle stesse.
“Nella prima, in chiusura, – ricorda il docente – il documento riporta: «Alcuni docenti e dirigenti scolastici hanno posto il problema della valutazione degli apprendimenti e di verifica delle presenze. A seconda delle piattaforme utilizzate, vi è una varietà di strumenti a disposizione. Si ricorda, peraltro che la normativa vigente (Dpr 122/2009, D.lgs 62/2017), al di là dei momenti formalizzati relativi agli scrutini e agli esami di Stato, lascia la dimensione docimologica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa». La seconda nota, che richiama il dovere di valutare del docente e il diritto alla valutazione dello studente, “sottolinea – afferma ancora Rivoltella – che «è altrettanto necessario che si proceda ad attività di valutazione costanti, secondo i principi di tempestività e trasparenza che, ai sensi della normativa vigente, ma più ancora del buon senso didattico, debbono informare qualsiasi attività di valutazione»”.
I documenti richiamati chiariscono che si deve valutare, ma non spiegano come. “Riguardo al come – precisa ancora il professore – le due indicazioni che emergono sono: 1) la competenza di ciascun insegnante e 2) il riferimento ai criteri approvati dal Collegio dei Docenti. Ma come si capisce bene, ancora una volta si resta nel vago sugli aspetti metodologici concreti: quali prove? Quali strumenti? Quali attenzioni?”.
Chiediamo allora al professore di fare qualche considerazione in proposito, consapevoli che la prospettiva è più quella di aprire un dibattito sul tema che non di chiudere la questione.
“Credo, anzitutto, – ci spiega – si debbano escludere verifiche sommative. Difficile immaginare una prova oggettiva a distanza, una versione, lo svolgimento di esercizi, un test con domande a risposta aperta. Sarebbe quasi impossibile neutralizzare la possibilità della copiatura, del lavoro “collaborativo”, l’interferenza di qualche “esperto” suggeritore, persino la possibilità che sia lo studente a svolgere la prova. Sono gli argomenti che, persino nelle Università telematiche (dove l’intera didattica è a distanza), hanno fatto optare per mantenere le prove rigorosamente in presenza”.
Quale può essere allora un suggerimento utile?
“Più funzionale sembra pensare alla valutazione diffusa, nella prospettiva della valutazione formatrice. La prerogativa di questo tipo di valutazione è di utilizzare come elemento valutabile qualsiasi artefatto venga prodotto dallo studente nell’ambito della normale attività didattica”.
Ci fa un esempio?
“Se la mia didattica a distanza è costruita per EAS (Episodi di Apprendimento Situato), l’attività che richiedo allo studente come lavoro preparatorio è già un artefatto individuale valutabile. Lo è anche l’attività di piccolo gruppo che occupa la fase operatoria”.
Può essere valutabile anche la performance durante le attività sincrone?
“Certo, durante la lezione in ambiente di videocomunicazione sincrono, la discussione di quanto già svolto, le domande degli studenti, i loro interventi, i messaggi che possono lasciare nella chat, sono tutti elementi valutabili come microperformances (tanto più valorizzabili nella misura in cui la sessione live può essere registrata e rivista dall’insegnante per ottimizzare la valutazione)”.
Un ruolo centrale può averlo il portfolio dello studente …
“È così, tutto questo può essere raccolto e organizzato dallo studente nel suo portfolio. Allo studente si può chiedere di annotare tutti questi artefatti con i suoi commenti metacognitivi che risulteranno come ulteriori elementi valutabili da parte dell’insegnante”.
E le interrogazioni online?
“Per le interrogazioni valgono le stesse criticità annotate a margine delle prove sommative. Ma possono completare il quadro valutativo il ricorso a dei videocolloqui di esplicitazione, individuali o di gruppo, durante i quali poter accompagnare gli studenti a spiegare le loro scelte, le motivazioni soggiacenti, a discutere e applicare quel che hanno precedentemente raccolto, documentato e commentato nei loro portfoli e durante gli eventi sincroni”.
Come possiamo concludere questa riflessione?
“Se ci si pensa bene, quel che ne emerge, chiaramente con le dovute declinazioni secondo le età e i gradi dell’istruzione, non è un sistema per la valutazione a distanza, ma un sistema per la valutazione autentica. Quel che voglio dire è che l’insegnante che è abituato a valutare le competenze in azione nella prospettiva della cosiddetta valutazione autentica, già valuta in questo modo nella sua quotidianità normale. E questa è probabilmente la principale occasione che l’emergenza di queste settimane offre alla scuola: sperimentare nella extra-ordinarietà, metodi e tecniche che cessata l’emergenza possano finalmente diventare ordinarie”.
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